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Su questa linea, oggi, si muovono linee di ricerca immutate come
metodologia ma che investono nuovi ambiti applicativi. Uno di questi
è il Progetto Centri portuali dell'Italia romana, già co-finanziato
nel quadro delle attività del Ministero della Ricerca Scientifica
e Tecnologica (MURST), che prevede comunque l'analisi dettagliata
delle sopravvivenze antiche e la redazione ci carte archeologiche
informatizzate ma con specifico riferimento al rapporto tra le infrastrutture
portuali e gli impianti urbanistici che, come è noto, nei centri
portuali non rispondono alle zonizzazioni convenzionali. La metodologia
richiede perciò, oltre alla consueta lettura delle foto aeree e
interpretazione delle fonti letterarie e archivistiche con confronto
alle realtà del terreno, uno specifico adeguamento a quelle che
sono le funzioni che queste città esplicavano nell'economia antica.
In particolare le aree applicative si riferiscono ai centri portuali
fondati dai Romani nei quadranti mesotirrenico e mesoadriatico insulare
e peninsulare: sono in corso lavori sui porti di Hatria (Atri),
Castrum Novum (Giulianova), Ostia Aterni (Pescara) e Turris
Libisonis (Porto Torres).
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